Grazie di nuovo.
Si', sono un esperantista di una certa fluenza. Sono stato per cinque anni nel consiglio direttivo della gioventu' esperantista italiana, per un anno ne sono stato presidente. Ho collaborato con la gioventu' esperantista europea. Ora insegno l'esperanto in un corso su internet (non voglio fare pubblicita', ma su google si trova in fretta) e resto come collaboratore esterno per il direttivo.
Nell'e-o c'e' poco o nulla di finnico... anzi, proprio nulla. Zamenhof, l'iniziatore della lingua, non era un linguista ma un oftalmologo. Essendo ebreo polacco nella Bjalistok del 1880 sapeva in partenza quattro lingue (yiddish, russo, polacco e tedesco). Inoltre parlava francese, che era la lingua franca dell'epoca, e un po' di inglese, italiano, latino e greco. In questo senso l'esperanto e' figlio delle lingue indoeuropee.
La cosa piu' simile al finlandese e' "nu", che in finnico e' "no", ma la somiglianza finisce qui perche' (se ricordo bene) e' una parola presa dall'yiddish.
Ovviamente i prestiti indoeuropei del finlandese si ritrovano nell'esperanto (akuzativo, nominativo, perfekto, ecc).
La lingua piu' simile al finlandese che abbia mai trovato (estone e altre lingue limitrofe a parte, ovvio) e' il runasimi, altrimenti chiamato quechua. Ricordo di aver partecipato ad una presentazione da parte di Sakari Kauppinen (esperantista finlandese col pallino del sudamerica) nella quale esponeva una quantita' sorprendente di punti di contatto, nella grammatica e sintassi, tra le due lingue. Purtroppo e' stato cinque anni fa e non ricordo i dettagli.
Conosco di nome Diego Marani; non ho ancora avuto modo di vedere il suo libro (tra l'altro, com'e'?), so pero' che ha ideato l'europanto che a mio avviso e' un obbrobrio
